Autosicurezza e autosoccorso in montagna – parte 1

Mentre sulla nostra pagina facebook potrete trovare qualche interessantissimo video, visto che si sta (finalmente!) avvicinando l’inverno è bene sottolineare alcuni punti chiave per quello che riguarda la sicurezza in montagna, soprattutto per chi pratica sci e sci alpinismo, ma non solo.

In caso di valanga, le probabilità di sopravvivenza in assenza di traumi importanti  in caso di seppellimento è elevata entro i 15 minuti (92%), ma cala immediatamente al 30% tra i 15 e i 35 minuti successivi all’evento. Il problema principale, per chi è chiamato a soccorrere è legato infatti ai tempi di ritrovamento, spesso lunghi e difficoltosi in caso di seppellimento della persona e la sopravvivenza della stessa è essenzialmente resa possibile dalla possibilità di utilizzare particolari presidi come il Ferrino Air Safe (qui il link al video di presentazione). Inoltre, ci sono da considerare i non trascurabili tempi di spostamento dell’equipe di soccorso, anche in caso di utilizzo dell’elicottero; il più delle volte è già troppo tardi quando la squadra del Soccorso Alpino riesce a ritrovare la persona sommersa. E’ quindi fondamentale l’autosoccorso, ovvero l’utilizzo da parte dell’alpinista di idonei presidi che facilitino le operazioni di recupero e aumentino le sue probabilità di sopravvivenza. I principali strumenti che ognuno dovrebbe avere con sé nel proprio zaino sono l’ARVA, la sonda e la pala. Averli ovviamente non basta, bisogna anche saperli usare, perché  l’ARVA (o ARTVA, a seconda che si voglia dire in francese o in italiano), l’apparecchio ricetrasmittente che emette un segnale d’emergenza in caso di valanga, va saputo interpretare, così come è necessario riconoscere cosa tocca la sonda; tutto questo però sarebbe inutile senza la pala; le statistiche ci dicono che per spalare un metro cubo di neve ci vogliono una manciata di minuti con la pala, quasi mezz’ora utilizzando una ciaspola per arrivare alle 2 ore in caso di mani guantate e 4 ore in caso di mani nude.

Parlavamo di seppellimento. Da qualche anno i principali produttori hanno sviluppato presidi ad aria compressa che, in caso di valanga, fanno gonfiare istantaneamente un cuscino che cinge la testa dello sfortunato alpinista facendolo “galleggiare” sul manto nevoso. Le bombole in genere contengono tra gli 80 e i 150 litri di aria e permettono all’airbag di rimanere gonfiato per diverse ore. Il principio per cui questi presidi funzionano non è quello del galleggiamento, ma quello del setacciamento. L’airbag non funziona come un salvagente, ma rende l’alpinista una particella notevolmente più grossa e leggera all’interno della valanga e quindi, esattamente come in un setaccio, viene portata verso l’alto, sulla superficie della neve. Gli airbag sono sempre più diffusi tra chi fa seriamente montagna: un anno fa, la sciatrice professionsita Elise Saugstad è sopravvissuta in una valanga che l’ha trascinata per 600 metri in 30 secondi grazie all’airbag. Sfortunatamente, nell’evento sono morti 3 compagni che ne erano sprovvisti.